Fausto Stefenelli (Trieste 1905 – Pieve di Ledro 1989) è nato a Trieste da una famiglia di origine trentina, il padre era di Torbole e la madre di Condino. Affascinato fin da giovane dalla montagna, favorito in ciò anche dai luoghi dove si è trovato a vivere come il carso triestino con la sua celebre Val Rosandra, proprio a Trieste iniziò l’attività alpinistica con la guida di Emilio Comici. La Val Rosandra con il suo paesaggio rupestre di rocce e pareti strapiombanti è un nome e un luogo magico per l’alpinismo triestino ed è talmente nota da essere chiamata semplicemente la “Valle” (Dalla Porta Xidias, 1987). Fausto Stefenelli ha positivamente subito il fascino della montagna e dell’ambiente naturale fin da giovane, si potrebbe dire da sempre, come risulta anche dai suoi primi articoli apparsi su vari quotidiani negli anni dal 1930 al 1940, nei quali descrive ammirato le montagne del Trentino e della Venezia Giulia, compreso il Carso Triestino. Alla protezione della natura è arrivato dopo un severo tirocinio di alpinista e scalatore nell’ambiente del mondo alpinistico triestino.
Nel non vasto mondo dei protezionisti autentici e precursori del movimento protezionistico in Italia, la figura di Fausto Stefenelli occupa una posizione del tutto singolare per il suo candore e per la sua fede illimitata, per quanto sorretta da una concretezza e decisione che lo hanno visto sempre oscillare nei suoi interventi protezionistici fra le enunciazioni teoriche e le denunce dei misfatti che avvenivano intorno a lui. Il sintetico ritratto che ne ha lasciato Dino Buzzati sul Corriere della Sera del 27 giugno 1948 non per nulla fa riferimento al più dolce, benigno e candido uomo che si possa desiderare. Per dare un’idea della sua grande sensibilità naturalistica e protezionistica, riporto due episodi molto diversi fra loro ma significativi perché mettono in evidenza la personalità di Fausto Stefenelli.
Quando si trovava ancora in Alto Adige (fra l’altro va detto che abitava a San Genesio sopra Bolzano, da cui si gode uno spettacolo eccezionale sulle Dolomiti), scrisse per il C.A.I. di Bolzano un libretto avente per titolo Nel regno della natura alpina; questa pubblicazione aveva lo scopo di richiamare l’attenzione degli alpinisti sulla natura e sull’ambiente in cui svolgono la loro attività. Stefenelli ha ritenuto di dover scrivere sulla prima pagina: Questo lavoretto è stato pensato e scritto nella radura di un bosco, rivelando così ancora una volta il suo animo di poeta.
In un suo articolo del 1957, pubblicato sul Bollettino della Società Alpinisti Tridentini, descrive lo stupendo ed ancora inalterato ambiente di una “valletta amena” che non è altro che la Val Lorina nelle Giudicarie; però in tale articolo egli non nomina mai la Val Lorina, temendo eventuali future distruzioni, che poi si sono puntualmente avverate con l’apertura nel 1971 di una strada che ha provocato gravi danni a questo singolare ambiente del Trentino (Pedrotti F., 1971).
Terminato il liceo classico a Trieste, Stefenelli si è trasferito in Alto Adige, dapprima a Prato allo Stelvio e quindi a Merano e Bolzano. Rimase a Bolzano fino al 1959, quando Renzo Videsott lo ha chiamato a Torino come Vice-Direttore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Con la nuova posizione raggiunta, credo che Fausto Stefenelli ritenesse di avere coronato la sua lunga attività protezionistica, tale è stata la mia impressione ricordando i miei incontri con lui a Torino, per quanto fugaci. Dal 1969 al 1970, dopo le dimissioni di Renzo Videsott, Stefenelli svolse la funzione di Direttore del parco. E finalmente, dopo il suo pensionamento, ritornò in Trentino, a Pieve di Ledro.
Fausto Stefenelli incominciò ad interessarsi ai problemi della protezione della natura a partire dal 1935, dopo avere acquistato in una libreria di Trento il libro di Guido Castelli sull’orso bruno ed averlo letto tutto d’un fiato. Ne rimase molto colpito, scrisse al Castelli, ne divennero ben presto amici e collaboratori. L’occasione si presentò quasi subito perché, dopo il convegno di Madonna di Campiglio del 1936 durante il quale venne lanciata l’idea del Parco Nazionale Brenta-Adamello, Fausto Stefenelli partecipò alla vasta campagna di stampa in favore del parco con molti articoli sui giornali nazionali e locali. Fra i primi articoli di Stefenelli, ricordo quello del Corriere Mercantile di Genova del 31 ottobre 1936, avente per titolo: Un amabile bestione da proteggere. L’orso bruno delle Alpi.
Nell’accurato e voluminoso archivio di Fausto Stefenelli è conservata la corrispondenza fra Guido Castelli e Fausto Stefenelli, due indimenticabili precursori e antesignani del movimento per la protezione della natura in Italia, che hanno caratterizzato con la loro attività in comune il decennio dal 1936 al 1947; nelle loro lettere si tratta di pochi fatti di carattere personale e di tanti, tantissimi problemi protezionistici: cervo, stambecco, fauna alpina, orso bruno e sue uccisioni illegali in Trentino, Parco Nazionale dello Stelvio, progetto per il Parco Nazionale Brenta-Adamello, attività organizzative e pubblicistiche, contatti con giornalisti a scopo promozionale. Nell’epoca in cui sono vissuti, nonostante il loro impegno, erano però abbastanza isolati e sovente osteggiati, come Guido Castelli nell’ambito del Museo di Trento; grande è stata, in ogni caso, la loro azione propagandistica.
Nel periodo in cui ha vissuto in Alto Adige, lo Stefenelli aveva lavorato per un periodo all’Ufficio turistico del Parco Nazionale dello Stelvio di Prato allo Stelvio. Venne così a conoscenza della situazione del neo costituito Parco, che non era in grado di funzionare pienamente, e così impostò e diede l’avvio ad un’altra campagna di interventi, relazioni e articoli sulla stampa per il rilancio del parco, la maggior parte dei quali sono ora raccolti in un volume sulle vicende storiche dello Stelvio (Pedrotti F., 2005).
Nel 1946 Fausto Stefenelli invia una lunga lettera a Renzo Videsott inerente vari temi protezionistici tra i quali emergono quelli del Parco Nazionale dello Stelvio e del progetto del Parco Nazionale Brenta-Adamello. Da questo momento è iniziata la collaborazione dello Stefenelli con Renzo Videsott. Su invito di Renzo Videsott, Fausto Stefenelli nel 1948 partecipò al Castello di Sarre in Val d’Aosta alla fondazione del Movimento Italiano per la Protezione della Natura, la prima associazione ambientalista sorta in Italia nel dopoguerra. In una lettera circolare inviata da Merano in data 20 luglio 1948 ad alcuni dei partecipanti alla riunione del Castello di Sarre, Fausto Stefenelli così precisa quelli che dovrebbero essere gli sviluppi del Movimento Italiano per la Protezione della Natura: Se attecchirà, è da prevedere che si formerà più di una corrente: chi lo interpreterà da un concetto prevalentemente etico-religioso, chi sarà più concretamente naturalistico, chi vorrà improntarlo a carattere sociale, educativo. Non lasciamoci spaventare: in realtà il Movimento è tutto questo e le varie correnti non ne saranno che il lievito indispensabile perché continui ad essere vitale. Guai anzi se ci imbottigliassimo con un tappo smerigliato ed un’etichetta stampata. Quello che importa è di conservare il Movimento, con la risultante dei vari indirizzi, la sua direzione giusta: riportare l’uomo nell’armonia della natura.
I propositi di Stefenelli erano sicuramente giusti ed erano condivisi dalle quattro Sezioni in cui si era organizzato il Movimento, Torino, Milano, Trento e Vicenza; però, nonostante ciò, ben presto per altre ragioni si crearono posizioni molto polemiche fra alcuni gruppi di soci, che nel 1953 portarono alla cessazione del Movimento. È stata la Sezione di Torino che ha deciso autonomamente di cambiare il nome in Pro Natura, quella di Milano cessò le attività, quella di Vicenza proseguì fino al 1969, quando cessò la pubblicazione del bollettino L’Uomo e la Natura; quella di Trento è stata attiva fino al 1971, che è l’anno di stampa dell’ultima pubblicazione di Benedetto Bonapace edita dalla Sezione di Trento.
Nell’ottobre 1959 Fausto Stefenelli ha partecipato, in rappresentanza di Renzo Videsott (cioè del Movimento Italiano Protezione della Natura) alla riunione durante la quale è stato dato l’avvio alla Federazione Pro Natura Italica (oggi Federazione Nazionale Pro Natura). Nella stessa riunione Fausto Stefenelli, unico fra i presenti, ha fatto una dichiarazione contraria di voto per il proposto eligendo presidente, in quanto ritenuto non favorevole al problema dei parchi. Si trattava dell’lng. Cesare Chiodi, Presidente del Touring Club Italiano, il quale infatti pochi anni prima aveva sferrato un duro attacco contro il progettato Parco Nazionale Brenta Adamello-Stelvio sostenuto dai due Videsott e da Stefenelli (per ulteriori notizie su questi fatti si rimanda al libro Vicende storiche del Parco Naturale Adamello Brenta, Pedrotti F., 2008).
Ritornando ora a Fausto Stefenelli e alla sua attività, va detto che nel 1949 era stato ufficialmente incaricato dal Consiglio regionale del Trentino-Alto Adige di preparare un “Progetto tecnico-legislativo-finanziario per l’istituzione del Parco Brenta-Adamello“, che avrebbe dovuto essere regionale, parallelamente ad analogo progetto richiesto a Paolo Videsott per un parco nazionale. È noto come, pochissimi anni dopo, la Regione respinse il progetto per il nuovo parco con un brutale ordine del giorno del Consiglio regionale.
L’attività di Fausto Stefenelli per la protezione della natura in Italia, iniziata nel 1936, è stata molto vasta ed articolata ed è consistita in moltissimi interventi, relazioni ed articoli, a cominciare da quelli per l’orso bruno del Trentino e per il Parco Nazionale dello Stelvio fino a quelli per il Gran Paradiso. Emblematici sono alcuni contributi scritti da Stefenelli su temi di carattere generale, fra i quali spiccano quelli sulla Valle di Genova pubblicato sulla Rivista del C.A.I. (II rullo compressore della civiltà. In memoria della fu Val Genova), sul significato e l’importanza dei parchi sulla rivista Sport e Natura di Torino (Che cos’è un parco naturalistico), su temi generali di carattere ambientale sulla rivista Montagne e Uomini di Trento (Proteggiamo l’uomo dalla civiltà). Non si tratta di titoli ad effetto, come il lettore affrettato potrebbe pensare, ma di contributi documentati, sofferti e molto sentiti. Non si deve dimenticare che si tratta degli anni nei quali al di fuori d’Italia venivano stampati libri quali Il pianeta saccheggiato di Osborne, Domani può essere il caos di William Vogt e così via.
L’ultimo argomento di tutela ambientale che molto lo ha tormentato, è stata la realizzazione della nuova strada completamente in galleria che dalla Val di Ledro scende a Riva del Garda e che non avrebbe mai voluto vedere realizzata, come risulta dalla testimonianza che ho avuto dal dott. Achille Foletto di Pieve di Ledro, uno degli ultimi amici che ha avuto Fausto Stefenelli. Infatti la vecchia strada risaliva il grande strapiombo sul lago da Riva del Garda con molte curve, piccoli ponti e qualche breve galleria, e da essa era possibile ammirare lo stupendo paesaggio del Garda e delle pareti quasi verticali che lo delimitano. La nuova strada è completamente scavata in roccia e da quando si imbocca la galleria a Riva fino alla Val di Ledro non si può vedere nulla, se non correre con l’automobile sul rettilineo che sembra una pista.
Fausto Stefenelli ha iniziato la sua attività protezionistica in forma autonoma, intessendo quindi rapporti molto stretti con Guido Castelli, Oscar de Beaux, Gian Giacomo Gallarati Scotti, Renzo e Paolo Videsott ed altri. Dapprima faceva parte del Movimento Italiano Protezione della Natura (di cui è stato uno dei fondatori) e quindi è entrato nell’Associazione italiana per il W.W.F., sotto l’egida del quale ha svolto e pubblicato anche alcune ricerche sull’orso bruno nelle Giudicare.
Franco Pedrotti