L’Abate Pierre Chanoux (1828 – 1909) è nato a Champorcher nel villaggio di Chardonney; a 17 anni è entrato nel seminario di Aosta, ove è stato consacrato sacerdote nel 1855 a 27 anni di età. Appena uscito dal seminario, per un periodo è stato vicario a Châtillon e in Valgrisanche. Nel 1859 l’ordine ospedaliero dei Santi Maurizio e Lazzaro di Torino, proprietario dell’ospizio del Piccolo San Bernardo, richiese il nome di un religioso da destinare a rettore dell’ospizio. Venne proposto Pierre Chanoux, che accettò; il 1° luglio 1860 egli si installò al Piccolo San Bernardo, iniziando così un lungo periodo di vita solitaria in un ambiente molto bello, ma difficile quando si pensi alla stagione invernale e ai lunghi mesi nei quali l’ospizio rimaneva quasi “sepolto” nella neve. Quivi si trovò a contatto con tutto il mondo della flora alpina di alta quota, dei pascoli ove vivevano le marmotte, delle rocce e delle pietraie. Ma si mantenne quello che era sempre stato e Giuseppe Giacosa così lo descrive: Cavaliere e canonico, è un uomo colto, socievole, argutissimo, austero e gioviale, innamorato della montagna, curioso osservatore dei suoi fenomeni, tutto fervente di zelo scientifico. Venne giovanissimo a reggere l’ospizio e non volle più dipartirsene (Giacosa, 1886). Proprio nel 1886 l’ordine di San Maurizio, soddisfatto della scelta, fece conferire all’Abate Chanoux la croce di cavaliere della Corona d’Italia.

Alla sua scomparsa, nel 1909, il Messaggero di Roma lo salutò con un articolo dal titolo “Un eroe delle Alpi” e pubblicò questo commento: La scomparsa di questo uomo insigne e singolare che da oltre 45 anni viveva in quel suo romitaggio, di questo innamorato dei monti, di questo antesignano dell’alpinismo italiano, segna un lutto per l’alpinismo ed una perdita per le scienze naturali, essendo stato egli un valido propugnatore degli studi della flora alpina tanto che in onore di lui, col nome di “Chanousia” venne chiamato il singolare giardino botanico alpino.

Esistono molte descrizioni di botanici del secolo scorso sulla fondazione della Chanousia, però la più genuina è quella di Lino Vaccari che ha per titolo La Chanousia nelle sue origini e nel suo sviluppo (Vaccari, 1928); Vaccari è stato il più vicino a Pierre Chanoux fin dai primi anni e ne è stato il suo continuare. Secondo Vaccari, l’idea per un giardino alpino al Piccolo San Bernardo era già sorta nella mente dell’Abate Chanoux molti anni prima, certo prima che nel 1882 si iniziasse a Torino da parte del professor Oreste Mattirolo la coltura delle piante alpine e la bella campagna a pro’ della loro protezione e prima che nel 1886 Henry Correvon di Ginevra, l’apostolo dei giardini alpini, ne fondasse due in Svizzera e gettasse le basi della Association pour la protection des plantes, dunque quando ancora in Europa non c’era niente di simile.

La Chanousia fu concepita dall’Abate Chanoux come luogo di educazione ed elevazione spirituale per i molti visitatori che ogni anno transitavano al Piccolo San Bernardo. Sulla porta di entrata alla Chanousia si trova uno stemma ove è scolpito un cuore che spande raggi ed è cinto da fiori, alpenstock e piccozze. In quello stemma l’Abate Chanoux ha voluto compendiare gli ideali di amore alla scienza, all’alpinismo e all’umanità ai quali si era ispirato concependo e costruendo il giardino.

Già nel 1868 l’Abate Chanoux aveva compiuto tentativi per il miglioramento dei pascoli attigui all’ospizio, dando particolare attenzione alle specie foraggere, nel 1869 aveva creato un piccolo orto da cucina e nel 1882 aveva già progettato l’impianto di un giardino botanico alpino in montagna, accanto al suo ospizio. Nonostante le sue richieste, in un primo momento non ottenne i fondi necessari e così verso il 1891 incominciò a fare di sua propria iniziativa e a trapiantare alcune piante raccolte nei dintorni. La nascita del giardino risale al 1893, anno nel quale il comune di La Thuile deliberava di concedere a Chanoux un sussidio di venti lire e l’uso del terreno. Nello stesso anno ebbe la visita di Henry Correvon, che incoraggiò il venerando Abate. Chanoux iniziò la costruzione di un muro di cinta, trapiantò varie piante e riuscì a mettere assieme il primo nucleo del giardino, la futura Chanousia. Correvon ritornò ancora e il 29 luglio 1897, alla presenza di rappresentanti della scienza e dell’alpinismo italiano, fra le acclamazioni dei presenti, il giardino del Piccolo San Bernardo su suggerimento di Henry Correvon prese il nome di Chanousia, nome che suona ad un tempo omaggio ed augurio, ha sottolineato Vaccari (1928). Il giardino allora si estendeva su un’area di circa un ettaro e mezzo, alla sinistra dell’ospizio, a 2.200 m di quota. Il giorno dell’inaugurazione venne offerto all’Abate Chanoux il catalogo delle piante coltivate nella Chanousia, compilato da Vaccari e Pavarino (1897), che indirizzarono questa lettera a Chanoux:

Reverendissimo Signor Abate Chanoux

Nel giorno solenne dell’inaugurazione della Chanousia, se fossimo stati oratori, avremmo voluto dirle che Ella con la creazione del giardino alpino per la protezione delle piante, non solo si è reso benemerito della botanica, ma ben anco dell’educazione delia gioventù, perché è potentissimo mezzo educativo quello di insegnare a proteggere i deboli. Ed ora, nella speranza di farle cosa grata, quantunque l’omaggio sia troppo inferiore ai di Lei meriti, non sapendo in quale altro modo attestarle la nostra profonda stima, Le offriamo questo catalogo delle piante del giardino da Lei ideato. Con quella bontà che la distingue, accolga questo povero dono e ci conservi sempre quell’affetto che noi siamo orgogliosi di godere.

Ci creda, Dott. Lino Vaccari – Dott. Luigi Pavarino

Vanno anche ricordati due altri importantissimi eventi, relativi alle due associazioni Pro Montibus et Société de la flore valdôtaine. Infatti l’inaugurazione della Chanousia è indissolubilmente legata alla nascita di una fra le più benemerite istituzioni che mirano alla redenzione dei nostri monti, e precisamente della “Pro Montibus”, ha scritto Vaccari (1928). La necessità di un’organizzazione che si occupasse di tutela della natura nel nostro paese era ormai molto sentita. Vari tentativi erano stati fatti nel 1882 per opera del Prof. Oreste Mattirolo, Arteria e Lurolo a Milano nel 1891, Budden della sezione di Firenze nel 1892, Giulio Grünnwald a Venezia nel 1893. Si formò così un’intesa fra Chanoux, Correvon e lo stesso Grünnwald che riuscì ad attirare l’attenzione sul problema. Essendo impossibilitato a salire al Piccolo San Bernardo, Grünnwald pregò Henry Correvon, nella sua qualità di fondatore e Presidente della sua associazione svizzera per la protezione delle piante, di esporre l’idea. Vaccari (1928) prosegue in questo modo: cosi, fra entusiastici applausi, qui, nell’ambiente elevato e santo, fra le smaglianti pianticelle alpine, sulle porte d’Italia, nacque la società destinata a diffondere il vangelo della necessità dei boschi, della restaurazione dei pascoli, della redenzione delle popolazioni alpestri, della tutela delle ricchezze naturali; nacque il ceppo gagliardo da cui scaturirono provvidenziali disposizioni legislative a pro’ dei boschi e dei pascoli, dei siti pittoreschi e dei giardini storici; nacquero i parchi nazionali, la società per la difesa del patrimonio scientifico ed, in generale, tutto il movimento, ora così potente, in difesa del bello e delle nostre più gloriose tradizioni storico-scientifiche. E conclude che se la Chanousia non avesse altre ragioni di orgoglio, basterebbe questo per assicurarle il ricordo imperituro e riconoscente di tutti gli italiani.

In occasione della inaugurazione della Chanousia, “proprio entro il recinto sacro delle piante alpine”, riprese vita, dopo oltre 14 anni di interruzione, la Société de la flore valdôtaine, una fra le più antiche società scientifiche italiane che era stata fondata nel 1858 dai canonici Georges Carrel e Edouard Bérard di Aosta. Come è noto, tale associazione è sempre in attività e pubblica la rivista Revue de la Société de la flore valdôtaine, con contributi di carattere botanico e protezionistico.

La Chanousia, come scrivono i due Autori prima citati, per la sua elevazione e per la sua vicinanza all’ospizio, da cui può ricevere le cure necessarie, rappresenta il tipo più perfetto dei giardini alpini, dove, con lievissimi adattamenti, vi potranno prosperare le piante più rare delle alte montagne di tutto il mondo. E così effettivamente è stato, anche se nei primi anni le difficoltà non erano poche, soprattutto in mancanza di fondi. In conseguenza di ciò, il giardino andò avanti con alterne vicende, finché nel 1907 salì al Piccolo San Bernardo e venne a visitare il giardino la Regina Margherita, la quale seppe vedere le bellezze minuscole ed apprezzare gli ideali dell’Abate Chanoux. La visita della Sovrana segnò una vita nuova per il giardino che in poco tempo cominciava ad acquistare una sempre più grande importanza scientifica. Però dopo soltanto 2 anni, nel 1909, moriva l’Abate Chanoux e quindi ci fu un altro periodo difficoltoso. Lino Vaccari era succeduto all’Abate Chanoux nelle cure del giardino; egli si rivolse all’Ordine Mauriziano che si prese in carico le spese per il mantenimento della Chanousia. Da allora Vaccari si è occupato del giardino e lo ha potenziato anche con molti altri aiuti, fra cui quello di Marco de Marchi di Milano, studioso nel campo della biologia lacustre e Presidente della Società Italiana di Scienze Naturali, fondatore della rivista Natura. Dal 1927 al 1940 venne stampato anche un Annuario della Chanousia, con studi e ricerche sul giardino e sulla flora alpina, per un totale di 4 volumi. Nell’agosto 1937, quarantesimo anniversario della Chanousia, la Società Botanica Italiana visitò il giardino e Vaccari ebbe ia possibilità di presentare i risultati raggiunti ed esporre i futuri programmi di sviluppo. La Società Botanica Italiana aveva già visitato il giardino alpino della Chanousia sotto la guida dell’Abate Pierre Chanoux, durante l’escursione sociale del 1903 in Val d’Aosta. La cronaca riportata sul Bollettino della Società Botanica così conclude: Alla sera tutta la carovana, in numero di oltre 40, si trovò riunita all’Ospizio del Piccolo San Bernardo, ove il venerando abate Chanoux aveva fatto imbandire un lauto pranzo, necessario ristoro alle non poche fatiche sostenute nel giorno. Non mancarono alla fine brindisi cortesi scambiati fra i rappresentanti di varie società e nazioni e acclamazioni all’abate Chanoux (Anonimo, 1903).

Va però rilevato che il giardino non si trova più nella sede esatta in cui lo aveva voluto l’Abate Chanoux. Infatti ha subito un primo spostamento a causa del disastro che lo colpì nel 1919 e di una vasta alluvione con frana dovuta ad un torrente che scende dal lago soprastante del Longet; tutte le colture furono asportate. Il giardino venne così spostato su un terreno esposto a nord della vecchia Chanousia.

Purtroppo durante la seconda guerra mondiale nel 1940 e nel 1943 la Chanousia venne distrutta, compreso i laboratori e i libri che contenevano. Come se non bastasse, alla fine della guerra, a seguito dello spostamento del confine, rimase in territorio francese. Oggi la rinata Chanousia è una proprietà dell’Ordine Mauriziano sita in Francia ed è gestita sulla base di una convenzione internazionale fra Francia e Italia.

Due monumenti ricordano l’Abate Pierre Chanoux, uno al Colle del Piccolo San Bernardo, in cui figura in piedi su un basamento in pietra con targa, l’altro a Champorcher, suo villaggio natale, nella frazione di Chardonney in un lariceto, un bellissimo grande masso un po’ squadrato, sul quale è applicato un bassorilievo in metallo con l’effigie di Chanoux.

Franco Pedrotti

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