L’attendamento della mia Compagnia, localizzato sul fondo della Val Ridanna, la valle che porta ortogonalmente alla Valle dell’Isarco (la via principale che dal Brennero raggiunge Verona) il pomeriggio dell’8 settembre era molto silenzioso. Qualcosa c’era nell’aria, specialmente dopo l’annuncio che vi sarebbe stato un comunicato radio. Andava connesso, come sintomo che qualcosa di strano si stava determinando, il fatto che da un paio di giorni erano stati sospesi i pattugliamenti misti (6 soldati nostri, 6 tedeschi comandati a turno da un graduato italiano e tedesco rispettivamente). Altro sintomo, poco appariscente ma chiaro, era costituito dal movimento in essere nelle postazioni tedesche situate di fronte a noi nell’altra parte della valle. Ed anche non era da sottovalutare il fatto che qualche giorno prima il comando di reggimento che si trovava a Vipiteno aveva riuniti i comandanti di reparto invitandoli ad essere attenti alle mosse dei tedeschi: ancora alleati sì, ma sospetti.