La prima dissertazione pubblica da parte di Alessandro Ghigi in difesa della natura ebbe luogo alla Società Agraria di Bologna nel 1896, quando ancora studente universitario venne invitato a tenere una conferenza dal titolo «Insetti, uccelli e piante in rapporto alla legge sulla caccia». Per quella occasione aveva esaminato il disegno di legge sulla caccia presentato alla Camera dei Deputati dall’On. Compans De Brichanteau e non mancò di suggerire modifiche a tale disegno di legge per favorire una più efficace protezione della selvaggina. In quel tempo non esistevano ancora nel nostro Paese le condizioni culturali necessarie per ottenere l’emanazione di leggi con tale obiettivo. Egli non trovò quindi riscontro alle sue considerazioni e alle sue aspettative, ma in Lui maturò la convinzione che, non essendo possibile perseguire la tutela delle risorse naturali attraverso l’emanazione di disposizioni di principio generali, una legislazione di settore, qual era appunto quella sulla caccia, era lo strumento attraverso il quale si potevano raggiungere alcuni dei fini che si proponeva.

Fu così che cominciò ad occuparsi di legislazione venatoria, partendo dal presupposto che l’attività venatoria poteva essere compatibile solo se esercitata nel rispetto delle regole dettate dalle conoscenze scientifiche.

Egli espresse le proprie considerazioni nel volumetto «Caccia» pubblicato dalla casa editrice Vallardi nel 1907, che riscosse apprezzamenti anche in parte del pubblico venatorio. Proprio la conoscenza di questo scritto indusse il Ministero per l’Agricoltura e per le Foreste ad invitarlo a Roma per consultazione ogni qual volta la direzione generale dell’agricoltura doveva occuparsi di questioni venatorie. [per ulteriori approfondimenti vedi l’articolo: Alessandro Ghigi, antesignano della protezione della natura in Italia (menù: Pubblicazioni – Letture)⌉.

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