Alessandro Ghigi comprese che la protezione della natura è una disciplina che richiede le più diverse conoscenze, dalla biologia all’economia politica, al diritto, all’organizzazione amministrativa, alle scienze sociali. Perciò operò intensivamente e incisivamente a livello locale, nazionale e internazionale, affrontando le più svariate problematiche: dalla riforma del sistema scolastico e dalla formazione di una cultura naturalistica nel popolo, ai problemi dello sviluppo economico del Paese; dalla legislazione sulla caccia all’istituzione dei primi parchi, delle prime oasi di protezione e dei primi osservatori ornitologici; dai problemi dell’agricoltura e dell’economia montana alla tutela delle bellezze del paesaggio. Seppe individuare nella legislazione che regolava l’esercizio venatorio lo strumento allora esistente attraverso cui poter introdurre nell’ordinamento nazionale principi scientifico-ecologici, che coniugassero conservazione della fauna e attività dell’uomo con questa compatibili. Con fermezza volle la piena tutela giuridica della fauna selvatica, in particolare di quella migratoria, e molto si adoperò per il recepimento in Italia del diritto internazionale in materia di protezione degli uccelli migratori, a partire dalla Convenzione internazionale di Parigi del 19 marzo 1902.

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