Carestie

La siccità in Africa

 

… bisogna accettare il concetto che la siccità non causa di per sé stessa i disastri che le si addebitano ma … può portare alla distruzione della capacità produttiva di intere comunità agricole.

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Giungono periodicamente dall’Africa notizie dell’avvento di una nuova carestia dovuta alla siccità. La televisione ci mostra immagini dell’Africa sub-sahariana che suscitano in noi profondi sentimenti di pietà. Bambini denutriti al limite della sopravvivenza, campi profughi superaffollati, teorie di scheletri di animali abbandonati lungo i sentieri illustrano in modo sconvolgente le immani sofferenze di creature appartenenti alla nostra specie.

Non c’è dubbio che il flagello sia il risultato di programmi governativi tendenti a ottenere una soddisfacente produzione agricola che tuttavia non tengono conto dei frequenti periodi di siccità. Sembra che con l’arrivo di qualche piovasco si instauri nella gente del posto la tendenza a dimenticare le passate sofferenze e a ricominciare a coltivare come se il futuro fosse uguale al presente.

La rinnovata operosità di governi ed enti pubblici finisce per distogliere dal problema la mente degli abitanti. In realtà purtroppo episodi di siccità continueranno a manifestarsi nel futuro anche immediato.

È probabilmente inutile cercare un’unica causa della carestia in Africa. I regimi climatici locali e regionali sono molto diversi perché dipendono non soltanto da processi atmosferici e caratteristiche topografiche differenti: nelle regioni interessate sono insediate comunità umane che fanno un diverso uso della terra e ciascun tipo di uso richiede risorse idriche in misura diversa.

Il più delle volte i pastori sono i primi ad avvertire l’avvento di un periodo di siccità poiché vagano come nomadi ai limiti delle aree desertiche. I pascoli si disseccano e il foraggio per le mandrie scarseggia. Nei loro spostamenti non trovano zone adatte al sostentamento del bestiame. E se le trovano finiscono spesso per esaurirle in tempi brevi. La coltivazione intensiva intorno ai punti d’acqua permanenti o semipermanenti opera in modo da rompere l’equilibrio tra vegetazione e risorse idriche. La carestia diventa un flagello irreversibile.

Prevedere l’avvento della carestia è un problema tutt’altro che semplice. È stato dimostrato, ad esempio, che nel periodo di siccità 1982-1984 solo pochi paesi africani che hanno accusato scarsità di risorse alimentari hanno sofferto vere e proprie carestie. Queste si sono manifestate intensamente in quelle località che dovevano fronteggiare non solo la siccità ma anche gravi conflitti interni.

In definitiva bisogna accettare il concetto che la siccità non causa di per sé stessa i disastri che le si addebitano ma che combinandosi con problemi economici e sociali preesistenti può portare alla distruzione della capacità produttiva di intere comunità agricole.

Tuttavia i governi locali nel programmare interventi agricoli non tengono conto dei fattori climatici. Ci si lamenta da lustri che i dati meteorologici sono pochi e inaffidabili. Purtuttavia nulla si fa per estendere le reti degli strumenti le cui misurazioni, propriamente elaborate, permetterebbero di dare alle variabili climatiche quella veste di fattori storici che esse hanno nella realtà.

Sembra un paradosso ma proprio là dove è provato che la climatologia storica potrebbe salvare tante vite non c’è segno di volerla tenere presente nella stesura di programmi agricoli. E siamo alle soglie del 2000.

Ottavio Vittori

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