Fuoco

Gli incendi dei boschi

 

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… gli indigeni delle Andamane … non conoscono alcun metodo per produrre il fuoco e sono quindi tenuti a mantenerlo costantemente acceso.

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Si afferma che l’uso del fuoco sia stata la più grande conquista della nostra specie. È probabile che inizialmente l’uomo primitivo non sapesse produrlo ma soltanto conservarlo. Tizzoni ardenti prelevati dagli incendi dei boschi servivano ad alimentare perennemente la fiamma su legna via via raccolta.

In tempi successivi apprese l’arte di generarlo a suo piacimento. L’importanza di questa fase del suo progresso è testimoniata sia dalla leggenda di Prometeo (l’ira degli Dei per un dono che innalzava l’uomo ai livelli degli abitatori dell’Olimpo) e sia dalle difficoltà che oggettivamente si incontrano nell’applicare il fuoco al legno. I reperti archeologici mostrano la straordinaria varietà delle tecniche impiegate all’uopo dal nostro lontano antenato. Sembra tuttavia ragionevole supporre che la creatività della sua mente fosse stata stimolata da osservazioni occasionali sul comportamento della Natura. Si pensi che gli indigeni delle Andamane, unici tra le attuali popolazioni, non conoscono alcun metodo per produrre il fuoco e sono quindi tenuti a mantenerlo costantemente acceso. L’elaborazione del fuoco da parte delle tribù primitive può essere considerata come una testimonianza non solo del timore reverenziale che l’uomo nutriva per l’oggetto misterioso ma anche dei privilegi che egli stesso ricavava mediante il suo impiego.

Come si genera il fuoco? O, più precisamente, quali sono le cause naturali degli incendi nei boschi?

La stragrande maggioranza degli incendi che si verificano nel mondo va attribuita ai fulmini. Prove inconfutabili provengono dagli U.S.A. dove il fenomeno si presenta frequentemente. L’immensità delle foreste colpite dai fulmini che appiccano il fuoco agli alberi ha creato in America vaste organizzazioni di uomini esperti nel circoscrivere il fenomeno e nell’estinguerlo.

Tuttavia è anche vero che gli incendi dei boschi avvengono anche durante i periodi di siccità. Varie ipotesi sono state formulate in proposito. Le resine che colano dai tronchi e dai rami di certi alberi assumono la forma di gocce che, in certi casi, si depositano sopra il fogliame. Alcune sono estremamente trasparenti. Potrebbero agire da lenti nel focalizzare i raggi solari su un punto delle foglie secche accumulatesi nel sottobosco. Particelle dai contorni arrotondati contenute nel suolo e formate da minerali trasparenti alla radiazione solare incidente potrebbero agire nello stesso modo.

Sappiamo che nei covoni di fieno può innescarsi il processo di fermentazione che talvolta sviluppa un calore così intenso da appiccare il fuoco al fieno. Negli ammassi di fogliame boschivo potrebbe prodursi lo stesso fenomeno.

Queste ipotesi tuttavia non sono del tutto convincenti. Ad esempio l’effetto “lente” richiede che per generare il fuoco la radiazione rimanga focalizzata nello stesso punto per un intervallo di tempo abbastanza lungo. Il moto apparente del sole fa sì che la concentrazione della luce sia praticamente istantanea e quindi inefficiente. A chiarire ogni dubbio in proposito ci sono i risultati di un’indagine svolta recentemente su foreste tropicali inabitate e soggette perennemente a siccità. Con opportuni metodi di datazione è stato possibile dimostrare che l’incendio spontaneo di boschi “secchi” si verifica una volta ogni mille anni circa.

Qui da noi il fenomeno avviene più volte nello stesso anno. È inutile pertanto far ricorso a una spiegazione scientifica. Le cause sono indubbiamente la negligenza e il dolo. Quest’ultimo si configura come indice di un certo tipo di corruzione che alberga nella nostra società. Un atto di puro vandalismo può dar luogo a vantaggi pecuniari!

Ottavio Vittori

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