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Quando Francesco Saverio Sipari invitò a caccia il Re Galantuomo nelle montagne d’Abruzzo, c’erano ancora sui quei monti scabri, striati alla base dei boschi di faggi, non pochi orsi, e la Camosciara colla sua corona di neve ed il mantello di pini così vecchi da far proprio pensare che nessuno avesse potuto averli portati dal nord per trapiantarli lassù in cima, contava ancora parecchie mandrie di camosci. Si era tuttavia nel 1872, gli schioppi a bacchetta che avevano sostituiti quelli ormai remoti a pietra focaia, raramente facevano echeggiare dei loro colpi sordi le gole delle montagne e fuggire al galoppo i caprioli nelle faggete.

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