UCCELLO DELLE TEMPESTE  Hydrobates pelagicus  (Linnaeus, 1758)

DISTRIBUZIONE – L’Uccello delle tempeste è una specie migratrice diffusa con due sottospecie rispettivamente nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico nord-orientale. Per svernare la sottospecie nominale migra a Sud lungo le coste atlantiche europee e africane, mentre quella del Mediterraneo al termine della stagione riproduttiva effettua spostamenti di ampiezza variabile, ancora poco noti, ma probabilmente all’interno della stessa area mediterranea.

In Italia è nidificante in alcune isole al largo della Sicilia e della Sardegna.

HABITAT – In periodo non riproduttivo è strettamente pelagico, mentre per la nidificazione si insedia su piccole isole rocciose.

COMPORTAMENTO – È monogama e le coppie rimangono unite per molti anni. Ha tendenze gregarie in ogni periodo dell’anno. Nella stagione nuziale compie ampi voli notturni e crepuscolari a forma di otto davanti alle colonie. Ha l’abitudine di accodarsi ai pescherecci per cibarsi di pesci o altri residui organici buttati a mare. Come le altre berte è abilissima a sfruttare ogni minima corrente ascensionale, ciò che le consente di volare ad ali spiegate sulla cresta delle onde, mantenendosi a pochi centimetri dalla superficie dell’acqua; spesso il branco vola in fila indiana.

ALIMENTAZIONE – Si ciba di Crostacei, Molluschi, piccoli Pesci, Cefalopodi e plancton.

RIPRODUZIONE – Nidifica in colonie densamente popolate in un nido costruito con poche alghe sulla nuda roccia, in cunicoli di altri animali, tra le rocce e nelle falesie, all’interno di grotte marine. Nell’anno compie una sola covata e la deposizione dell’unico uovo ha luogo tra la metà di maggio e luglio. L’incubazione è effettuata sia dalla femmina sia dal maschio per circa 40 giorni. Il pulcino è semi inetto e nidicolo, e rimane nel nido per poco più di due mesi. Entrambi i genitori provvedono a nutrirlo con cibo rigurgitato. Poco dopo la nascita il piccolo subisce un rapido ingrassamento, tanto da raggiungere il doppio del peso di un adulto. I genitori abbandonano il giovane parecchi giorni prima dell’involo, ma il grasso accumulato gli consente di sopravvivere fino alla crescita delle penne remiganti primarie.

STATUS E CONSERVAZIONE – La specie in Europa è considerata in uno stato di conservazione sfavorevole ed è ritenuta vulnerabile. Le maggiori minacce sono da imputare alla predazione delle uova e dei piccoli da parte di ratti, gabbiani reali, gatti e cani, e al disturbo dovuto all’antropizzazione delle coste per scopi turistici.

LIVELLO DI PROTEZIONE – La Berta minore è specie: nei confronti della quale sono previste misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat (Direttiva Uccelli 2009/147/CE, all. I); rigorosamente protetta (Convenzione di Berna, all. II); protetta (Legge nazionale 11 febbraio 1992, n. 157).

Mario Spagnesi

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